A cinque anni dalla pandemia di Covid-19, alcune nuove ricostruzioni avrebbero messo alla luce come il virus si sarebbe trasmesso all’uomo veramente.
Non solo il presunto nuovo coronavirus scoperto in Cina. A cinque anni dalla pandemia di Covid e dal primo lockdown, ecco che alcuni recenti studi relativi alla trasmissione del virus starebbero portato a galla una nuova verità su come effettivamente questo sia arrivato all’uomo. In particolare, a giocare un ruolo chiave sarebbe stato un animale. Non un pipistrello come si pensava inizialmente bensì un procione.
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Covid trasmesso all’uomo tramite procione: lo studio
A cinque anni dal primo lockdown, ci potrebbero essere delle novità in merito a come si sia trasmesso all’uomo il Covid. Infatti, un numero sempre maggiore di studi starebbe andando verso una precisa direzione: a trasmettere il virus alle persone potrebbe essere stato un animale. Non un pipistrello ma un procione.
A far emergere l’ipotesi è stato un articolo pubblicato su Nature. Gli scienziati consultati dalla rivista scientifica hanno sottolineato come “il cane” procione sia già ritenuto responsabile di aver trasmesso agli esseri umani anche un altro virus, quello della Sars nel 2002. Anche in quel caso i primi contagi sarebbero avvenuti in Cina, nella provincia del Guangdong.
In questo senso, anche il Covid e la sua trasmissione all’uomo si sarebbe verificata allo stesso modo. In questa ottica, l’epicentro non cambia: il Huanan Seafood Market di Wuhan sarebbe il luogo che secondo gli scienziati ha ospitato il passaggio di specie. L’unica differenza rispetto a quanto si ipotizzava inizialmente è appunto relativa all’intermediario che ha permesso il passaggio del virus. Molti studiosi, adesso, starebbe ipotizzando il procione e non il pipistrello.
I dettagli e le prove
Secondo quanto si apprende, i ricercatori cinesi hanno pubblicato alcuni dati genomici di tamponi effettuati proprio al mercato di Wuhan nel gennaio 2020. Oltre a quello di altri animali, all’interno di bancarelle e bidoni della spazzatura sarebbe stato trovato DNA mitocondriale di procioni in diversi tamponi, compresi quelli risultati positivi al Sars-CoV-2
“I risultati non dimostrano che gli animali siano stati infettati dal virus ma se lo fossero stati, questo è il tipo di prova che ci si aspetterebbe di trovare”, ha tenuto a commentare e precisare Kristian Andersen, biologa evoluzionista presso lo Scripps Research di La Jolla, in California.